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GEOMORFOLOGIA E STORIA DELLA ZONA DI CORLO   


pubblicata da Aldo Celso Smaniotto il giorno 13 settembre 2011 alle ore 18.41

Ora tratteremo la modifica geomorfologica del territorio avvenuta nel corso dei numerosi millenni o addirittura delle ere geologiche. Iniziamo dal fiume Brenta. In tempi geologicamente lontani il Brenta era nientedimeno che un affluente del Piave e il tragitto era da Primolano ad Arsiè per poi proseguire verso Feltre e gettarsi nel Piave. Il tratto di valle dove scorreva, che poi a causa di alluvioni o terremoti dalla montagna si staccarono delle frane che chiusero questo tratto di valle sulla quale recentemente (geologicamente parlando) nacque l'odierna Fastro con, più avanti, la fornace, ecc.



Il Brenta dovette di conseguenza cambiare corso e si aprì un varco creandosi il corso attuale. Anche il corso del torrente Cismon, arrivato al Ponte di Arsiè non proseguiva dove ora ci sono i 2 camping ma passava per il luogo chiamato in idioma locale "Prà del Lag" che sarebbe la campagna appena usciti dalla galleria di San Vito e dove ai margini Nord ora c'è la zona industriale di Arsiè. La causa del cambiamento del corso del Cismon fu una enorme frana, che si può notare ancora adesso e lo sarà per sempre: mi riferisco alla piccola collinetta di fianco all'uscita della galleria di San Vito, dove sono sorte delle villette carine, chiamata "Lavina". Frana che, secondo la storia, avvenne nel secolo XIX a causa di piogge torrenziali. Mano a mano che proseguiamo verso Sud (verso la zona di Corlo e di Incino) la valle si restringe e, da poco a monte della Diga di Corlo e fino al ponte di Cismon, la valle si restringe e il torrente Cismon, nel corso dei millenni, si è scavato la "forra di Incino".

La forra è una gola molto stretta. La storia racconta che il famoso Ezzelino da Romano, per tutelarsi dagli invasori sia stranieri che da Feltre, da Trento e da altre parti, fece costruire dei castelli. Questi furono parecchi e, molto importante, in posizioni che ognuno vedesse quelli più vicini per segnalare eeventuali nemici sia stranieri che futuri italiani. Furono di grandezze naturalmente non come ci immaginiamo i castelli ma di grandezze e in stile molto più modesto in modo da contenere un distaccamento di militari il cui scopo era di segnalare agli altri "vicini" eventuali pericoli. Uno era dislocato sopra il tornante dove c'è una cappella lungo la strada da Cismon a Incino, nella zona chiamata "al Cristo"; un altro era a Incino, uno a Rocca si presume in cima alla roccia che sovrasta ora il  cimitero di Rocca. Uno fu costruito ad Arsiè e uno a Tol (frazione di Rivai) e del quale gli annali informano che i resti delle mura furono visibili fino agli anni '30 per poi scomparire sotto la coltre di erba.  La "nostra zona" ebbe l'onore che qualche suo abitante partecipò alla Prima Crociata in Terra Santa sotto il comando di Goffredo di Buglione. Poi nei secoli successivi altri furono chiamati a combattere nelle varie guerre succedutesi.  




Tornando alla geomorfologia della zona, notiamo che la valle del Cismon, ora occupata dal "Lago di Corlo"  (...e non di Arsiè come ancora troppa gente sbaglia intestazione) ha una forma stretta e profonda. Questo perché il torrebte Cismon l'ha scavata nel corso di millenni; mentre la Val Sugana prima e la Val Brenta, poi, hanno una forma a imbuto. Questa è  dovuta al lungo periodo dell'ultima glaciazione: la glaciazione di Wurm che raggiunse il culmine ca. 120.000 anni fa. I ghiacciai ebbero uno spessore oltre ì 1000 m e si muovevano lentissimamente: qualche cm al giorno. Da questo emorme fiume di ghiaccio spuntavano le montagne del Lisser, di Cima Campo, Cima Lan, il Monte Grappa e, come un'isoletta, il Col del Gallo.


Il nostro  beneamato paesello, anzi borgata: il Corlo vanta uno dei primati che, in Italia, casi simili sono rarissimi: è una frazione  che è  divisa sia come comune (i Comuni di Arsiè e di Cismon del Grappa) che come provincia (provincia di Belluno e di Vicenza) creando, tra i suoi abitanti, qualche malumore per motivi di diversità di servizi forniti dagli enti locali ma in modo totalmente non equilibrato. Ora, citando il famoso detto: " il cane di cento padroni muore di fame", mi auguro che questa frazione venga una volta per tutte riunita sotto un unico comune e un'unica provincia. Ma temo che resti un'idea solo sulla carta, una chimera.


Speriamo di non avervi annoiati e, se non l'abbiamo fatto, ringraziamo della vostra attenzione e diamo appuntamento alla prossima puntata dove illustreremo altri punti della zona del Corlo, una piccola borgata ma grande per la posizione ridente, per l' aria che si respira perché circondata da un bosco veramente grande e che la rende, nonostante sia situato a 400 m s.l.m. di mediamente, come ci si trovasse verso i 1000 m s.l.m.

 
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